l'argomento più cliccato di quest'estate sembra essere (almeno per quanto riguarda il mondo (mai come in questo caso "oscuro") del fumetto, il rapporto che intercorre o che dovrebbe intercorrere tra autore ed editore.
In poche parole si parla di soldi.
Io cerco di mettere assieme un opinione ma sinceramente è più un analisi che un opinione.
Si parla tanto di sdoganamento del fumetto, della sua indipendenza in confronto ad altri media di intrattenimento e della propria ragione d'essere come forma d'arte.
Questo discorso non è certo iniziato quest'estate. Ne quest'estate finirà -spero- l'emancipazzione del fumetto, del fumettaro, del fumettista e di una terza parte coinvolta, non il Lettore ma L'Editore.
Non molto tempo fa gli autori di fumetti erano più operai che artisti. In linea di massima lavoravano a "mezzadria" e quindi non godevano del frutto del raccolto che loro avevano spesse volte seminato e fatto crescere o perlomeno cercato di recuperare o mantenere vivo. Queste collaborazioni erano spesso anche lunghe ma neppure questo significava niente di fronte ad un calo di vendite o ad un cambio di Trend. Questo sistema ha mietuto molte vittime e qualcuno si è iniziato a prodigare perché da questi errori si imparasse e non si ripetessero in futuro. Rivoluzione.
Verso gli anni 80-90 il mercato si rivoluzionò vedendo nascere una generazione di lettori più esigenti e l'apertura del mercato a realtà minori o lontane. Questa rivoluzione sembra che in Italia non sia mai arrivata creando vari paradossi del genere "fuga di matite" e simili.
Dal mio punto di vista la rivoluzione in Italia c'è già stata. Ma più che una rivoluzione economica è stata una rivoluzione culturale. Negli anni 70 il fumetto in Italia era Arte con la "A" maiuscola e ha affascinato oltre la gioventù che era figlia del boom economico e vedeva coi propri occhi il cambiamento sociale, la presa di posizione della classe media anche Grandi Artisti.
Questa Rivoluzione ha avuto come suo massimo esponente Andrea Pazienza. Quello che viene definito una "rock star" del fumetto.
Quello a cui voglio arrivare è alla situazione di oggi che poco ha a che vedere con quella che vide nascere Paz e diede il via alla vignetta satirica "di massa" in Italia. In fondo il fumetto non è che un susseguirsi di vignette legate da un filo conduttore.
Ora le vigente o "strip" non hanno una grande diffusione ne un grande seguito. Forse per l'abuso che se ne è fatto. Le vigente di Paz non erano solo satiriche avevano in loro uno stile grafico innovativo e sperimentale mentre ultimamente la satira è solo "satira" (con la "s" minuscola) e graficamente non si nota nulla di innovativo o perlomeno degno di nota.
Come il pubblico è la situazione è cambiato anche l'autore. Che non riesce più ad esprimersi attraverso la satira (o meglio, non trova modo per farlo) ma non vuol dire che graficamente non si sia evoluto, anzi. Questa evoluzione ha portato pochi vantaggi però anzi ha allontanato gli editori dal panorama fumettaro italiano e portando così alle varie invasioni di titoli "extracomunitari".
Ci si lamenta e si dice che i titoli nostrani ci sono, basta saperli cercare. Io un fumetto lo cerco in edicola in primo luogo o almeno così dovrebbe essere, perlomeno così è stato fino a pochi anni fa, (15? 20?).
Il mercato è in crisi ma ogni settimana ci sono almeno 2 (3-4?) nuove raccolte di fumetti "dimenticati" a prezzi che a parità di pagine in fumetteria ti sogni. La raccolta di Tex ha raggiunto vetta 180 se non sbaglio io non so ma se uno li ha comprati ogni settimana ci ha speso un piccolo capitale. Quella che da una parte sembra una svendita o un opera di divulgazione e di sostegno per l'arte del fumetto è una piccola macchina da soldi che sfrutta il tallone debole del fumettaro, il collezionismo.
Di tutto questo caos cosa ne abbiamo noi lettori o come nel mio caso anche aspiranti autori?
a mio avviso nulla. non nel breve periodo. Il fumetto tornerà nella sua nicchia, ma sarà una nicchia cambiata. Spero.
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